Recentemente è emerso un caso di cronaca che mi ha fatto molto riflettere avendo tanti aspetti legati all’essere genitori, al rapporto con il proprio coniuge, con i propri figli.
In breve, un facoltoso signore inglese di 55 anni ha scoperto che – a causa di una malattia genetica – è sterile dalla nascita; peccato che, nel frattempo, nel corso del suo matrimonio sua moglie abbia partorito 3 figli, ormai adulti.
La coppia è già separata da tempo e, messa alle strette, la ex moglie ha dovuto ammettere che i figli sono nati da una relazione extraconiugale andata avanti per anni.
Sarebbe interessante spendere due parole sul fatto che la signora, nell’accordo di separazione, ricevette 4 milioni di sterline e che ora, in seguito alla causa intentata dall’ex marito, il Tribunale le ha imposto di restituire solo 250.000 sterline concedendole inoltre la possibilità di non rivelare l’identità del vero padre; potremmo pure discutere di morale, non solo della ex moglie, ma anche del “vero” padre che continua a non manifestarsi; tuttavia, preferisco fare qualche riflessione sul “finto” padre (si chiama Richard) che, da quanto si apprende, è caduto in una profonda crisi di identità, nel senso che non si sente più il genitore di quei ragazzi ed ha interrotto i rapporti con almeno due di loro.
Premesso che parlare è sempre piuttosto comodo e le situazioni, soprattutto quelle più dolorose, bisognerebbe viverle in prima persona, se avessi la possibilità di scambiare due parole con il signor Richard cercherei di far risaltare il fatto che lui non è stato affatto “uno di passaggio in quella casa” (come pare abbia detto in alcune interviste), lui sicuramente ha assolto al suo compito di padre secondo quelle che erano e sono le sue capacità, le sue qualità, il suo modo di essere uomo, prima ancora che padre.
Sicuramente nel corso degli anni, durante la crescita dei suoi ragazzi, ci saranno state occasioni di confronto con loro, li avrà incoraggiati, sostenuti, rimproverati, consigliati, magari avrà ricevuto le loro confidenze; non posso credere che tutto questo non ci sia stato. E se tutto è avvenuto in perfetta buona fede da parte di Richard e dei suoi figli (proprio perché nessuno era a conoscenza della verità) ora non comprendo perché i rapporti costruiti debbano essere buttati a mare perché la realtà è diversa.
Credo che se Richard accettasse la situazione (che dal mio punto di vista non significa anche perdonare la ex moglie), il gesto sarebbe talmente grande che i figli non potrebbero che rallegrarsi di aver avuto un padre straordinario, probabilmente il migliore possibile.
Essere padre o, in generale, genitore, è una mostrina che appuntiamo sul petto, ma non tutti possono dire di meritarla e di poterla giustamente esibire.
Riuscire ad essere anche un buon genitore è decisamente più facile quando si è anche (o forse soprattutto) una brava persona e a me pare che, da questo punto di vista, la maggior parte del percorso fatto dal signor Richard evidenzi proprio questo; ora gli è rimasto da compiere l’ultimo faticoso pezzetto per diventare, in particolare agli occhi dei “propri” figli il loro vero papà.