Sapevo che quel giorno prima o poi sarebbe arrivato e ci siamo quasi; mia figlia, 15 anni, mi ha chiesto di poter andare a frequentare un corso di inglese all’estero: 2 settimane il prossimo giugno. Purtroppo, al momento, nessuna sua amica o compagna di classe ha manifestato lo stesso desiderio per cui dovrebbe andare da sola.

Giorgia è una ragazza che ama stare in casa, le piace tanto giocare a pallavolo e, pur non essendo affatto una “secchiona”, è molto brava a scuola.

E’ la tipica ragazza “senza grilli per la testa”, come si diceva una volta; non le interessa avere l’ultimo modello di cellulare, non segue particolarmente le mode e alle volte siamo noi genitori a invitarla, ma direi quasi a costringerla, a uscire per comprare un altro paio di jeans o un altro paio di scarpe.

Inoltre, e non perché stiamo parlando di mia figlia, è una ragazza molto carina.

Ora, ha fatto questa richiesta ed io….beh, sono già entrato in uno stato di agitazione; se ne leggono e se ne sentono tante che non posso stare tranquillo, anche se poi mi dico che lo stesso qualcosa di brutto potrebbe accadere ogni giorno che prende l’autobus per andare a Milano, o il tram per muoversi in città.

Ma anche facendo queste considerazioni non mi rassereno, così come non trovo nessun beneficio cercando di andare indietro con la memoria quando io o, meglio ancora, mia sorella abbiamo cominciato a viaggiare da soli….ricordo che quando feci il mio primo viaggio da solo (avevo 16 anni) mio padre, oltre ad un po’ di soldi, mi diede ben 50 gettoni telefonici (quelli della SIP) per chiamare casa almeno una volta al giorno; poteva trattarsi anche di una telefonata brevissima, giusto per far sapere dov’ero e che tutto procedeva bene.

Oggi, almeno l’aspetto della facilità di comunicazione, è molto migliorato ma, evidentemente, a me genitore non basta a livello di rassicurazione sullo stato di salute di mia figlia.

Dicono che dobbiamo lasciar andare i nostri figli, devono imparare a volare da soli….sono d’accordissimo….ma vorrei che per il momento continuassero a svolazzare attorno all’albero di casa, non a centinaia di chilometri di distanza. Soli.

Fatte alcune verifiche con l’organizzazione che gestisce il viaggio e la vacanza studio, credo proprio che dirò di si, anzi sosterrò la richiesta di Giorgia; ma so anche che in quelle 2 settimane dormirò molto poco e probabilmente mi maledirò per non averle negato quel viaggio; non vedrò l’ora di andarla a riprendere all’aereoporto e dovrò accoglierla semplicemente con un sorriso, non dovrò far trasparire i miei sentimenti in modo esagerato….cosa vuoi che sia, non sta tornando da un fronte di guerra, è andata solo a frequentare un corso di Lingua all’estero….

Queste esperienze rappresentano dei momenti di crescita; per i ragazzi sicuramente, ma persino per noi genitori che dobbiamo renderci conto quando dobbiamo fare un passo indietro (piccolo però, per piacere) perchè anche i nostri figli abbiano almeno le possibilità che abbiamo avuto noi di conoscenza e confronto con il mondo esterno.