Alle 4H30 del mattino viene pronunciata la condanna a morte, il processo é durato due giorni.
Alle 10 nella cella della ex-regina le viene riletta la sentenza, poi Henri Sanson (il boia) le lega le mani dietro la schiena, le toglie il copricapo e le taglia i capelli. Saranno bruciati per evitare che qualcuno possa recuperarli. Lei che é stata la regina più in vista del 1700 viene trattata come una delinquente qualunque.
 
Nel cortile della prigione aspetta un carretto che la porterà in piazza dove “la vedova” (soprannome della ghigliottina) la sta aspettando. Il marito aveva avuto una vettura migliore , lei invece deve essere vista da tutti, umiliata. Sempre accompagnata da Henri Sanson, figlio di Charles-Henri che ha finito la carriera tagliando la testa a Luigi XVI pochi mesi prima. Il tragitto dura più di un’ora, la folla accorre, vuole vedere colei che fino a pochi mesi prima era la primadonna. Ma qualcosa di inatteso accade…la gente non la insulta, assiste in silenzio al suo passaggio. Robespierre paga qualcuno per insultarla pubblicamente. La carrozza continua inesorabile, al suo passaggio gli uomini si tolgono il cappello in segno di rispetto.
 
Un prete assegnato dal Tribunale li accompagna, Maria Antonietta non lo accetta…non le danno la possibilità di sceglierne un altro.
A mezzogiorno il carretto arriva nell’attuale Piazza della Concordia, la stessa piazza che anni prima aveva visto il popolo accoglierla e poi festeggiare il suo matrimonio. Ora tutto é diverso. La donna scende senza bisogno di aiuto sempre con le mani legate, e salendo gli scalini che la portano al supplizio perde una scarpa (oggi al museo delle Belle Arti di Caen), urta il boia e dirà “Mi scusi signore, non l’ho fatto apposta”…l’ultima frase, muore alle 12H15.
 
Muore da eroina: come in una tragedia greca. E diventa l’unica regina di Francia conosciuta in tutto il mondo. La condanna a morte le conferisce una popolarità inimmaginabile.
 
Horace Walpole scrisse su Maria Antonietta quando era a Versailles: “Non si hanno occhi che per la regina. Le Ebe e le Flora, le Elene e le Grazie non sono che donne di strada in suo confronto. Che segga o che stia in piedi, é la statua della bellezza. Quando si muove é la personificazione della grazia”.