I suoi lavori sono intrecci di tecnica e passione dove esseri umani e animali sembrano arrivare da un mondo sognante ma intenso come la realtà. Ottimo cocktail per Barbara Lo Faro, stilista di moda, figlia d’arte – la sua è una famiglia di costumisti per il cinema, la televisione e il teatro – e che alcuni anni fa ha deciso di dedicarsi alla pittura e al disegno, “passione che ha sempre fatto parte della mia vita fin da bambina” dice.
Dipingi molti soggetti femminili, perché?
Me lo sono chiesto anche io, spesso.
Credo che sia un insieme di ragioni…intanto le donne sono più belle.
Nonostante io abbia gusti sessuali ben definiti, mi è capitato più spesso di incantarmi guardando una donna che un uomo, naturalmente a parità di bellezza, perché un uomo può giocare sul fatto di essere molto interessante.
Pochi i soggetti felici, però.
Mi viene fatto notare spesso e, devo ammettere, crea in me non poca soddisfazione. Non amo ritrarre soggetti felici, nei miei disegni e nei miei dipinti è sempre e comunque presente un accenno di sofferenza, di inquietudine, un graffio, appunto (non a caso la mia ultima mostra, in corso, si chiama “graffi”.)
E i graffi, l’inquietudine, si sa, sono parte integrante della personalità e della vita di una donna.
Ti piace sperimentare? Siamo in un’epoca dove tutto sembra essere stato già provato, scoperto, esibito. Cosa rimane da rivelare?
In realtà non sono molto attratta dalla sperimentazione, ci sono due o tre tecniche in cui sento di riuscire meglio, e mi piace migliorare e giocare con quelle. Ci sono molti giovani artisti che sperimentano, alcuni non mi piacciono, altri fanno cose meravigliose.
Penso agli street artist, ce ne sono di bravissimi e poco conosciuti. Mi piacciono, mi piace la loro filosofia, il loro approccio…penso che se fossi più giovane girerei il mondo “imbrattando” muri e palazzi, cercando di lasciare, quando possibile, un messaggio forte.
Sono convinta che ci sia ancora molto da scoprire, soprattutto in termini di tecnica, di uso dei materiali, di supporti, ma l’ispirazione…il riferimento al passato, ai grandi che hanno aperto la strada non può e non deve mancare mai.
Giochiamo al “se fossi…”, continua tu!
Se fossi un animale, nonostante io non possa fare a meno di un cane…sarei un gatto, certamente. Mi piace il contatto con un altro essere, mi piace tanto, ma ho sempre bisogno di una via di fuga, di stare sola con me stessa, e per molto tempo durante la giornata.
Non mi piace la sensazione di dipendere da qualcuno, come fanno i cani che ti guardano adoranti e per i quali sei ragione di vita, ma poi, di fondo, una dipendenza affettiva ce l’ha anche il gatto…che però la dimostra quando e come decide lui.
Se fossi un elemento sarei mare, più precisamente un’onda. Ho un carattere impetuoso e irrequieto, e in effetti col tempo sono anche peggiorata…(ride ndr)
Se fossi un personaggio precedentemente esistito, senza andare tanto indietro, sarei Peggy Guggenheim o Franca Sozzani…hanno entrambe avuto a che fare con le più belle espressioni delle arti visive, hanno lasciato un segno, e si sono anche divertite.