Ha venduto quasi un milione e mezzo di copie in una sola settimana e, a ogni presentazione, ci sono stadi pieni per lei: da Washington a Chicago. Partendo, ovviamente, dalla sua amata Chicago, dove a intervistarla c’era Oprah, a tratti, persino commossa. Michelle Obama, con il suo libro “Becoming” e’ tornata sulla scena nazionale che, evidentemente, non aveva mai abbandonato completamente e una cosa e’ chiara a tutti, questo paese la ama e in lei, la ragazza di South Chicago, si riconosce e, da lei, trae ispirazione.
Il libro, diviso in tre parti, “diventare me”, “diventare noi” “diventare di piu’”, e’ un racconto profondo e minuzioso di una vita straordinaria che non indugia mai nell’autocelebrazione e non sorvola sui momenti di difficolta’: dal suo matrimonio, alle regole della politica, alla necessita’ di mantenere una normalita’ all’interno della Casa Bianca, soprattutto per far si che le loro figlie vivessero, per quanto possibile, in una condizione “adatta” alla loro eta’ e che gli consentisse di restare sempre con i piedi per terra. Non facile quando peraltro, hai uno staff sempre pronto a soddisfare ogni tua richiesta a qualsiasi ora. E cosi’, gli Obama decidono di attuare un piccolo ma significativo cambiamento: non piu’ camerieri in tuxedo nero, ma vestiti con pantaloni e maglietta, tranne che, ovviamente, nelle occasioni ufficiali.
Il libro, tuttavia, esprime il suo meglio nel racconto piu personale, proprio perche’ leggendolo, e’ possibile, o almeno lo e’ stato per me, identificarsi in tanti passaggi, con la vita di Michelle. Rari sono, infatti, i ricordi della sua infanzia in cui non abbia rivisto me, mio fratello e i miei genitori, sebbene in un mondo lontanissimo dal razzismo che, invece, l’ex First Lady ha dovuto affrontare in maniera ricorrente nella sua vita. Nella semplicita’ degli anni di Chicago, con una famiglia si’ modesta, ma capace di soddisfare le necessita’ fondamentali dei propri figli, l’istruzione prima di tutto, e’ stato facile per me rivedere la mia stessa vita e ritrovarne i sogni e le incertezze.
E, per questo, il resto del libro, quella parabola incredibile, che porta questa donna straordinaria, che da piccola voleva solo suonare il pianoforte, a diventare la Michelle Obama che tutti “conosciamo”, non appare distante, né, ripeto, autocelebrativo: solo pura ispirazione. Ispirazione a trovare la forza e il coraggio di diventare se’ stessi, sapendo che non sara’ mai facile o scontato. Diventare se’ stessi e’ cio’ che, poi, ti consente di dare un senso reale alla vita. Dentro o fuori la Casa Bianca.
Un’ultima nota la dedico al racconto della storia d’amore con Barack. La tenerezza che si ritrova in ogni parola in cui lei descrive quell’uomo che mise in subbuglio la sua vita e che, di notte, restava sveglio a leggere e a pensare “alla diseguaglianza dei salari”, e’ sorprendente e non perche’ sia mai stato in discussione il loro legame, bensi perche’, guardando da vicino Michelle LaVaughn Robinson, comprenderete perche’ suo padre, quando conobbe il futuro presidente, disse a sua moglie “simpatico, peccato che non durera’ “