
Quando sono andata a Dresda con la mia famiglia, la vacanza è trascorsa molto velocemente.
I ragazzi avevano piacere di seguire me e il loro papà per i musei e il delizioso centro storico, tutto ricostruito dopo la seconda guerra mondiale. Dresda è una città elegante, pulita, austera e ben organizzata.
Abbiamo soggiornato in centro, così siamo andati in giro nel pieno relax, tra negozi musicali e raccolti locali dove assaggiare la cucina nordica. Al termine della giornata, i ragazzi e mio marito hanno insistito nel visitare la grande ruota, che osserva e sovrasta dall’alto la cittadina.
Ero perplessa e impaurita! Sono sempre stata sin da bambina poco coraggiosa e, per farla breve, dopo un po’ di insistenza, mi sono ritrovata seduta in una cabina insieme ai miei cari. Mio marito e i ragazzi, noi tutti, chiusi in una gabbia e non ricordo più se fosse chiusa oppure aperta…Figuratevi il mio stato d’animo! Ho rimosso tutto per la grande paura. Appena la ruota ha incominciato a muoversi, in senso orario, sono stata presa dal panico e dalla tremarella. Ho iniziato a parlare con voce dirompente e a dire, che non vedevo l’ora di terminare quel giro turistico, appesa al cielo.

I mie ragazzi e Stefano, invece, ridevano come matti, divertiti, più dal mio stato emotivo che non dal giro della ruota stessa. Diciamo la verità: ai loro occhi sono stata una mamma buffa, che ha rallegrato tanto i 15 minuti del giro panoramico. Per me, al contrario, è stata un’esperienza da non ripetere mai più, una sofferenza vera, che ha generato adrenalina a mille. Ma chi me lo ha fatto fare? Sempre il mio amore profondo e accondiscendente verso la famiglia. Ma ora posso dire: mai più giostre, ruote e viste dall’alto.
Promesso, Lilli, mai più!



