Il Bangladesh è il sesto paese al mondo più a rischio di calamità naturali e uno dei paesi maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici. Negli ultimi 30 anni ci sono state 53 innondazioni e 70 cicloni tropicali. Quando si parla di innondazioni significa che il 75% del paese è sotto acqua e che 45 milioni di persone devono abbandonare le proprie case insieme a eventuali animali domestici; significa che i raccolti, la loro maggiore fonte di sostentamento, vanno persi e i bambini non possono andare a scuola. Queste aree rimangono innondate anche per sei mesi e in questo caso i danni sia materiali che personali sono enormi.
Il governo ha già istituto un fondo apposito per far fronte ai problemi causati dai cambiamenti climatici e le organizzazioni non governative sia internazionali che locali sono impregnate con progetti ad hoc lungo tutto il corso dell’anno per tentare di ridurre al minimo i danni sia in termine di prevenzione che di gestione. In questo ambito, negli ultimi anni si sono sviluppati progetti molto interessanti di case galleggianti provviste di tutto il necessario per permettere alle persone che vi ci abitano di sopravvivere senza doverle abbandonare. Sono case provviste di cisterne per la raccolta di acqua piovana, di strutture verticali per la coltivazione di verdure, di un sistema di smaltimento dei rifiuti che genera gas per cucinare.
Su questa linea quest’anno il progetto della scuola galleggiante Arcadia Education ha vinto il prestigiosissimo Aga Khan Award for Architecture con la seguente motivazione: “Con l’innalzamento del livello dei mari, questa modesta scuola in bambù ci mostra come costruire una soluzione economica e fattibile con materiali prodotti in loco”.
Il progetto è costruito su un appezzamento di terreno che rimane sommerso per 3 metri durante le piogge monsoniche. Piuttosto che riempire il terreno, gli architetti di questo progetto vincente hanno preferito creare un’innovativa struttura anfibia ancorata al sito che potesse rimanre stabile sia sul terreno sia all’occorrenza galleggiare.
Le fondamenta cono composte da sacchi di sabbia, terriccio e polvere di mattoni, sui quali sono stati fissati copertoni di gomma a fare da cuscinetto. I punti di ancoraggio delle tre strutture rettangolari che compongono la scuola sono costituiti da canne di bambù impiantate per due metri nel terreno. Le strutture rettangolari sono costruite con tre diversi tipi di bambù e sostenute da sottostrutture costituite da bidoni di acciaio capaci di contenere ciascuno 135 litri di acqua. Le parti a contatto con l’acqua ovvero la struttura sommersa, il tetto e le canne di bamboo-pilastro sono state trattate chimicamente per evitare che marciscano. Tutti gli altri elementi costruttivi sono stati invece resi impermeabili con un liquido ricavato dalla bollitura di un frutto locale noto come il mango coreano o velluto – mela (in bengali gaab).
Le giunture sono tenute insieme da funi piuttosto che fili di metallo che potrebbero arrugginire.
Le tecniche di costruzione sono quelle tipiche locali alle quali si sono aggiunte le conoscenze professionali dello studio di architettura responsabile del progetto. Una fusione di innovazione e tradizione, un lavoro di squadra fra architetti e carpentieri locali che ha saputo dimostrare resilienza e innovazione nonche’ un forte senso di responsabilità sociale.