Mi capita raramente di dover prendere un taxi a Roma. In quelle occasioni, possono nascere confidenze e divertenti conversazioni. Poco tempo fa, dunque, ho fatto un lungo tragitto a bordo della vettura del mitico signor Piero. Un signore divertente e dall’aspetto giovanile nonostante i suoi 64 anni. Frenetico, con una guida sicura e veloce.

Appena gli ho spiegato il percorso ha subito sbuffato. Mi avrebbe accompagnato in un primo posto per poi giungere alla destinazione finale. Mi ha spiegato che c’era la partita di calcio. Ha ribadito con forza che non era per niente un amante del pallone. Ascoltavo in silenzio mentre tentavo di fare un ordine mentale sulle cose da fare.

Ero assorta sul mio vecchio cellulare perché di lì a poco avrei avuto un appuntamento importante. All’improvviso il tassista ha incominciato a dirmi che era molto raffreddato per colpa delle sue due figlie che a casa, attaccandosi alla sua bottiglia, gli avevano trasmesso i batteri e quindi l’influenza.

Le figlie e la moglie lo facevano tribolare per cose sciocche. Ultimamente aveva comprato una macchina usata per una delle due ragazze, ma l’acquisto era stato una grande fregatura per la frizione rotta. Ha iniziato a lamentarsi che spendeva così tanti soldi per la sua famiglia, fonte, invece, solo di grandi seccature, che preferiva andare a letto e prendere sonno con il ricordo del ronzio dei motori sentiti durante l’orario di lavoro. Una delle figlie,quella più grande,era tutta tatuata e per questo motivo non riusciva a trovare un lavoro stabile.

Poco rispettosa e maleducata. L’altra, invece, entrava in camera sua senza mai bussare. Insomma la sua casa era un tale caos che preferiva il traffico della città con i suoi scioperi e le manifestazioni.

Per tutto il tempo il signor Pietro si è confidato con la sua passeggera sconosciuta raccontando della sua famiglia e del disastro che trovava ogni volta a casa, alla fine del suo turno di lavoro. Gli ho detto che la sua simpatia e il suo modo di raccontare la vita mi avevano messo su di morale e che non tutti i mali venivano per nuocere. Ho cercato di trasmettergli un po’ di buon umore elogiando la sua guida sicura. Quando gli ho fatto notare che il suo lavoro era molto utile, occasione unica per confronti incoraggianti, lui ha frenato bruscamente. Girandosi di scatto mi ha detto :” A signò, non ho mai viaggiato in vita mia .I miei viaggi li ho fatti girando per questa città . Porto tanta gente diversa: giovani, vecchi, ricchi,arricchiti, ma, una come lei, che mi ha detto che so’ simpatico e che so’ descrivere con semplicità la mia vita non mi era mai capitata. Grazie signò!”

Con occhi lucidi mi ha voluto stringere forte la mano. Mi ha fatto una grande tenerezza quel tassista dall’aspetto energico e invece solo bisognoso di essere ascoltato. “Peccato che la corsa sia già terminata signò, altrimenti le raccontavo dei miei parenti farabutti”!