In quanto a senso civico si sa, e se non lo sapete ve lo dico io adesso, il bengalese tipo non brilla.

Il detto ‘fatta la legge, trovato l’inganno’ qui va a pennello. Si certo anche noi italiani ne siamo maestri ma qui non serve neanche il genio dell’inventiva perchè il tutto avviene sotto gli occhi complici di chi la legge la dovrebbe tutelare e difendere.

Manca il senso civico, il rispetto dei luoghi e delle proprietà pubbliche – mentre sono tutti bravissimi a casa loro – delle regole che in teoria dovrebbero disciplinare i comportamenti del vivere comune.

Per cui le cartacce si buttano fuori dalle macchine o dagli autobus in corsa, tanto poi passano gli spazzini, i pedoni attraversano dove e quando vogliono perche’ se aspetti che le macchine si fermino – anche laddove ci sono le strisce pedonali,  hai da campare cent’anni, che poi mica si fermano, ti schivano.

Le buone iniziative dei nostri due sindaci, Dhaka è stata divisa amministrativamente in due parti, nord e sud, per essere meglio gestita, muoiono ancora prima di nascere anche perchè non riescono a mettersi d’accordo. Parlo per esempio dei cestini pubblici, installati, usati sì e no un paio di mesi, e ora non sono rimasti che i resti vandalizzati, arrugginiti e sporchi. All’entrata delle zone residenziali, ci sono dei bei cartelli, sufficientemente grandi per essere notati, con l’invito a non suonare il clackson e di rispettare la quiete, sarà perchè la metà della popolazione è analfabeta e la metà istruita dorme, i decibel anche nelle zone residenziali superano di gran lunga il livello consentito. Recentemente ho letto che l’11 per cento della popolazione ha disturbi dell’udito, mi chiedo come mai.

A proposito, quasi dimenticavo, i cartelli stradali non esistono, tanto chi li rispetterebbe!

Il divieto di viaggiare in due sulla moto emesso, visti i numerosi casi di furti “al volo” di borsette, telefonini, ecc. ora, se fosse osservato, UBER-bike, non avrebbe il successo che sta avendo in questo periodo. Gli affari prima di tutto.

Le strade principali che attraversano longitudinalmente la città sono a tre/quattro corsie ma in realtà le file di macchine sono sempre cinque o sei. Ognuno, dietro al volante, è un supereroe che lotta e conquista non solo il suo pezzetto di strada ma soprattutto lo deve fare prima degli altri. Usano il clackson a vanvera, le ambulanze non hanno la precedenza, il suv vince sulla piccola utilitaria, la moto sul rickshaw, il rickshaw sul pedone e l’autobus vince su tutti.

Oggi vi volevo parlare di tre belle iniziative, che ovviamente, – vi rovino  il finale – non vengono rispettate.

La prima è quello che io chiamo ‘message-crossing’ sui mezzi di trasporto: autobus, rickshaw, camion ecc., messaggi che in teoria dovrebbero dire alla gente come comportarsi o cosa non fare per stare in sicurezza.

La foto qui sotto ritrae una specie di piccolo autobus in grado di trasportare un massimo, credo, di 15 persone, usatissimo dai bengalesi e purtroppo uno dei più pericolosi perchè quidato spesso da ragazzini, ovviamente senza patente. Sopra la ‘porta’ d’ingresso  c’è scritto: È VIETATO APPENDERSI ALL’ESTERNO.

Se chiedi  se hanno visto il messaggio ti rispondono: non so leggere; avevo fretta, se non faccio così arrivo tardi al lavoro; e allora?; pensi agli affari suoi; lo fanno tutti!

Per obbligare i pedoni a camminare sui marciapiedi, ad attraversare sulle strisce pedonali o a utilizzare i ponti pedonali sospesi, ogni tanto scendono in strada gruppi di scout o volontari appartenenti a qualche ONG. Per ogni pedone che riescono a convincere a rispettare le regole, dieci li insultano: non ti immischiare; ok, da domani, promesso; lo faro, però adesso fammi attraversare qui che ho fretta. Non funziona neanche se vengono multati.

Da qualche tempo si nota in giro per la città un signore con un orecchio e un bel cartello giallo in mano con la scritta: horn udai bajai bhudai (stronzo sia chi strombazza sulla via). Ogni giorno il tipo se ne sta in mezzo agli incroci più trafficati per 5/10 minuti poi si sposta in un altro punto. Intervistato da una TV locale, disse: ‘prima lo facevo una o due volte al mese, però da quando quattro mesi fa sono diventato papà scendo in strada ogni giorno’, convinto che cosi facendo un giorno le cose cambieranno. Si chiama Mominur Rahman Royal, dirigente di un’agenzia pubblicitaria per professione, fotografo per passione e attivista per senso di responsabilità nei confronti della società civile. Un’iniziativa a mio avviso bella, ma il bengalese tipo sorride e passa oltre.

Lo scorso agosto per 15 giorni gli studenti delle scuole superiori sono scesi in strada per domandare più sicurezza sulle strade dopo che un autobus che andava a forte velocità ma soprattutto guidato da una persona senza patente, aveva investito e ucciso due loro coetanei. Hanno attirato l’attenzione dei media internazionali, si sono esposti in prima persona, alcuni sono stati arrestati, mandati in prigione ma niente, non è cambiato assolutamente niente. Le leggi che avevano chiesto venissero cambiate sono rimaste invariate. Gli interessi dei sindacati degli autotrasportatori hanno purrtroppo vinto.

 E cosi avanti con l’ignoranza e l’indifferenza. I diritti acquisiti, se non difesi, vengono dimenticati, qui come altrove.

Se volete, passeggiate con me per le vie di Dhaka e ascoltate!